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Descrizione

Stanghella si trova lungo il tratto della Strada Statale N. 16 da Rovigo a Monselice ed è pure stazione secondaria della linea ferroviaria Bologna - Venezia.

Il territorio è attraversato dal Canale Gorzone, il cui tragitto era un tempo percorso dall'antica Fossa Lovara.


Toponimo

Il toponimo Stanghella è documentato nel 1593 ed è chiaramente un diminutivo di stanga (sbarra, steccato), anche se c'è chi sostiene che il nome indicherebbe la presenza di stagni e paludi, come in realtà esistevano.


Stanghella nella preistoria

La grande carta catastale cinquecentesca, che si trova presso il Museo Civico Etnografico, offre un'immagine ambientale alquanto diversa dall'attuale: il percorso del Gorzone non era ancora ben definito nel suo tracciato, mentre l'attuale tratto di strada Vescovana - Stanghella - Stroppare è un relitto arginale del canale Santa Caterina (l'argine sinistro corrispondeva alla via santa Caterina, per cui la piazza è collocata sul vecchio alveo del canale, intercluso nella seconda metà del Settecento).

Ma torniamo ad illustrare più dettagliatamente il canale Gorzone, perché il suo percorso, ricavato da tratti di un antico corso d'acqua, indicato nelle scritture antiche con "Fossa Lovara", è l'elemento topografico di base per spiegare gli insediamenti preistorici e medievali del territorio di Stanghella. Può essere inizialmente considerato in età preistorica un diversivo dell'Adige, con un tragitto probabile da Buel del Lovo, nei pressi di Balduina, frazione di Sant'Urbano, quindi secondo l'odierno percorso del canale Santa Caterina, fino a vescovana, da qui per la via Bassa, la strada cosiddetta dei Seraioli, il capitello di Santa Caterina, il tratto ora del Gorzone, da Case Fantin fino alla località La Volta, e da qui, con un percorso ondulato rilevabile dalle foto aeree, raggiungeva l'Argine Conservano, in località Capolcastro di Pozzonovo. In un'ansa di questo fiume, in località Selva, si insediò, circa 5000 anni or sono un grosso villaggio, che perdurò per più di un millennio. Esso rappresenta sinora la più importante testimonianza dell'età eneolitica o del rame del Veneto.

I lavori idraulici effettuati diversi anni or sono, l'escavazione di una marezzana. Che rappresentava una golena dell'antico corso fluviale, hanno permesso il recupero di 28 scheletri di inumati, probabilmente in posizione rannicchiata, e una cospicua quantità di manufatti in selce e osso, ossi di animali, da considerarsi resti di pasto e vasellame. Sempre lungo il tratto del Gorzone, da ritenersi il tracciato di un ramo scomparso dell'Adige, dalla Campagnola, alla Peagna, è stato possibile ubicare luoghi di frequentazione, tra cui un sepolcreto paleoveneto in località Camaron.

Altri rinvenimenti dell'età del bronzo si sono verificati nella contrada della Pisana, in località Cuoro, lungo la via Corezzo.


Stanghella nel periodo romano

Anche il periodo romano ha lasciato profonde tracce nel territorio; numerosi sono i trovamenti di vasellame e di altro materiale laterizio in vari punti, mentre alcuni rettifili di confini e le foto aeree hanno posto in evidenza l'intervento massiccio di assestamento agrario a graticolato, talvolta con sovrapposizioni di successivi ripensamenti.


Stanghella nel Medioevo

Nel Medioevo ripresero vita piccoli insediamenti, probabilmente dai resti delle ville romane; sull'antico percorso fluviale preistorico si immette, a sud di este, il Frassine, con un cataletto detto Vighizzolo, a formare la Fossa Lovara , che riceveva pure le acque dei due diversivi dell'Adige, e precisamente il Buel del Lovo e la Rotta Sabbadina. Il percorso della Fossa Lovara è quello già descritto, con la differenza rispetto al periodo preistorico, che andava ad alimentare la grande palude, detta Lago della Griguola, che occupava i terreni dell'attuale località Stroppare, espandendosi verso Pozzonovo, verso Anguillara e verso Stanghella, quasi a congiungersi con l'altra palude, della Lago del Cuoro, ora località Cuoro. Questa situazione ambientale dominata da plaghe acquitrinose, aree vallive, boschi di saliceto misto si prestava alla formazione di nuclei abitativi, racchiusi e difesi da un fossato e da terraglio, con accesso attraverso un ponte levatoio. La loro sussistenza era la caccia, la pesca e il pascolo, con un pò di orticoltura. Le casupole erano ovviamente di legno con tetto di paglia, raggruppate attorno all'unica costruzione in muratura, la piccola chiesa. L'intitolazione di queste chiese campestri coincideva solitamente con il nome del villaggio. Si conoscono, attraverso le scritture tardo medievali, Santa Colomba di Ancorano, Santa Maria del Finale, Santa Cristina di Vescovana e Santa Caterina, la quale ultima può considerarsi il primitivo villaggio di Stanghella. La sua ubicazione doveva corrispondere all'incirca con l'attuale capitello di Santa Caterina, un tempo in sinistra della Fossa Bovara.

In un atto di concessione di Guelfo, duca di Spoleto, datato 15 ottobre 1220, viene nominato detto villaggio, assieme a Solesino, Vescovana, Angarano e Corezo, mentre la chiesa "Sancte Caterine de Solesino" appare nell'ultima "cartula dathie episcopatus" di Padova.
Dal villaggio iniziava una strada rialzata, denominata argine di Santa Caterina, i cui resti sono la via Arzerini e quella del Mondonovo, che curvava per i Graizzi e si congiungeva con l'Argine Conselvano, un tempo "Arzere Vechio del Gorzon" a Capolcastro.



Stanghella dal Rinascimento ai giorni nostri

Il 12 agosto 1468 si mettono all'asta le proprietà terriere del ramo padovano della Casa d'Este, rappresentato dal padre Bertolodo e dal figlio Taddeo, che si erano grandemente indebitati. Esse comprendevano l'attuale area della Pisana, di buona parte di Vescovana, di tutta Stanghella e di tutta Boara Pisani. L'acquisto è fatto da Francesco Pisani di Ermolao per 1210 di grossi.

Da questa data si può dare inizio alla trasformazione del territorio verso l'attuale assestamento: la facoltosa famiglia Pisani, facilitata dai progetti di bonifica elaborati dal Magistrato dei Beni Inculti di Venezia e realizzati sul posto dal Retratto del Gorzon, dopo la metà del Cinquecento riorganizzò il territorio in quattro grandi aziende, modificando anche il luogo dei primitivi centri abitati: Santa Cristina di Vescovana fu abbandonata ricostituendosi nella nuova Vescovana, in destra della Fossa Lovara, ora canale di Santa Caterina; Santa Caterina fu sostituita dall'odierno nucleo di Stanghella, con chiesa che mantenne il vecchio titolo, lungo il canale di scolmatura delle acque di piena della Fossa Lovara, che venivano immesse nella palude della Griguola. Il registro dell'amministrazione Pisani, datato 1718, offre un quadro ambientale che non sembra discostarsi da quello dei due secoli precedenti. Su 79 abitazioni annotate, 47 erano di paglia o canna, 9 i casoni di paglia, 5 in muratura con tetto di paglia, 18 in muratura con tetto di tegole (comprese una bottega di "spezieria" e un'altra di vendita di pelli). La piazza era circondata da "albere", ossia pioppi; esisteva ancora, seppur ridotto, il canale Santa Caterina, con ponte di legno, mentre un altro ponte di legno superava il Gorzone. L'attuale casa canonica era indicata con "casa domenicale con brolo"; la costruzione che ospita la Cassa di risparmio fungeva da granaio e da deposito attrezzi dei Pisani; la grande barchessa è stata distrutta nei primi anni del Novecento; probabilmente un pò più tarda è la cosiddetta Villa Salotto. Si può così affermare che tutte le altre costruzioni civili del nucleo di Stanghella, compresa la Villa Centanini sono Otto-Novecentesche.


A cura del Prof. Camillo Corrain






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